Raccontare storie difficili e di disagio per testimoniare la rinascita personale e sociale che avviene grazie ai percorsi riabilitativi – Intervista a Barbara Patarini
L’attrice e regista romana spiega come è nato il progetto Storie ed esperienze di vita: quando arriva la festa di Natale, cortometraggio basato su storie vere, su ricordi più intimi e dolorosi di persone che sono in riabilitazione psichiatrica.
Barbara Patarini racconta il primo contatto con le strutture residenziali socio riabilitative Casa Johnny e Casa Mary, le prime impressioni sugli ospiti, sulla loro partecipazione e sul loro coinvolgimento nelle iniziative condotte, la voglia di conoscere le loro storie e di raccontarle attraverso la realizzazione di un cortometraggio.
Il progetto ha ottenuto un importante patrocinio che verrà svelato il mese prossimo. Figure professionali autorevoli e competenti che hanno fatto sempre la differenza rispetto alla valorizzazione del malato e ai suoi bisogni hanno condiviso con entusiasmo l’onorabilità dell’intento della realizzazione del cortometraggio.
L’ente patrocinante nel mese di dicembre 2022 si farà promotore di un evento a Roma per la proiezione ufficiale del cortometraggio che, nel 2023 troverà collocazione ai fini didattici e formativi in giornate dedicate.
D:Come nasce la collaborazione con la Johnny&Mary?
R: Ho conosciuto la realtà di Johnny&Mary qualche anno fa tramite il Festival Corto… Ma non troppo!, una delle iniziative più conosciute realizzate dalle strutture psichiatriche di Paliano. Ho partecipato al concorso di cortometraggi con alcuni miei lavori e nella scorsa edizione del 2022 ho iscritto l’ultimo cortometraggio da me realizzato Happiness (simply normality), dove affronto il tema dei malati affetti da alcune patologie rare che, durante il Covid, nel periodo degli obblighi, si trovano ad interrogarsi sui possibili effetti relativi alle somministrazioni imposte, rispetto alla loro patologia. Pur avendo partecipato al concorso nel 2021 non avevo presenziato all’evento. Quest’anno ho deciso di andare, perché l’invito rivoltomi era così denso di affetto, che mai e poi mai avrei potuto ignoralo. Ho trovato un ambiente come non credevo di trovare…una platea costituita interamente da ragazzi con disabilità mentale. Percepivo, nello stare tra loro, un profondo senso di rispetto e di commozione, anche un po’ di smarrimento. Ciascuno di loro si prodigava, però, per farci stare a nostro agio. Cioè loro, si prendevano cura di noi artisti. Come membri della giuria molti di loro esponevano giudizi e domande, con estrema ponderatezza e serietà. Davano a tutti la meritevole considerazione e importanza per il prodotto in gara. Ad ogni passaggio accanto a loro, più volte mi veniva richiesta una battuta di mano, un piccolo gesto che percepivo fosse molto importante. Da quel giorno, con Enzo Prisco (amministratore delle strutture residenziali socio riabilitative Casa Johnny e Casa Mary di Paliano, ndr), conosciuto di persona in quel contesto, ci siamo più volte manifestati una stima reciproca, ed è stato lui che mi ha stimolato a pensare ad un qualcosa che potesse unire arte e terapia, un binomio vincente e quindi a collaborare per avviare un progetto insieme.
D:Perché questo progetto? Quali obiettivi ha e quali finalità si propone di raggiungere?
R:Partecipando all’evento del Festival Corto… Ma non troppo! sono rimasta profondamente colpita in particolar modo da uno dei ragazzi che faceva parte della giuria. Non riuscivo a smettere di pensarci nei giorni seguenti. E non riuscivo a togliermi dagli occhi il suo, i loro sguardi. Sono tornata a casa frastornata e non capivo il perché. Mi chiedevo quale fosse la sua storia. Perché si trovasse li, da dove venisse e quali sofferenze grandi avesse affrontato nella sua vita. E allora nei giorni a seguire, sentendoci ancora in modo emozionato con Enzo per il nostro incontro al Festival, gli ho condiviso i miei pensieri sui ragazzi. E così abbiamo pensato di farci raccontare le loro storie di vita (che in realtà Enzo conosce benissimo rispetto a quelle della sua comunità) attraverso un bando di scrittura diffuso nelle varie comunità di tutta Italia. L’intento è stato ed è quello di accogliere la loro testimonianza di vita, per renderli protagonisti, a livello catartico, di una storia che racconti un inizio complicato e comune per queste esperienze, ma che poi testimoni, grazie ai percorsi di riabilitazione, una rinascita personale e anche sociale. Inoltre, per includere tutte le storie sopraggiunte alla nostra attenzione, storie struggenti, laceranti e che non lasciano indifferenti e che ci hanno resi impossibilitati a sceglierne una rispetto ad un’altra, abbiamo creato una sceneggiatura unica, dove proprio alcuni narratori interpreteranno sul set una piccola parte di vissuto recitando se stessi. In questo modo, il loro coinvolgimento attivo nella produzione del piccolo film sarà un impegno didattico in cui dovranno attingere alle loro personali risorse, per imparare a stare su un set vero con professionisti attori che reciteranno accanto a loro. Dunque un inconsapevole, ma voluto, inserimento nella società, rispetto alla quotidiana vita comunitaria, che verrà guidato da professionisti sia psicologi che artisti, rendendolo naturale e anche ludico, pur mantenendo la connotazione di serietà, in vista della realizzazione di un prodotto che dovrà essere svolto con estrema professionalità.
D:Quanto e perché è importate in patrocinio ottenuto?
R:Con estrema gioia e come mai ci saremmo aspettati, il progetto ha ottenuto un importante patrocinio che sveleremo il mese prossimo. L’entusiasmo manifestato per il nostro progetto ci ha confermato l’onorabilità dell’intento, specie perché deriva da figure professionali autorevoli e competenti, che, nella storia e nel tempo, si sono prodigate e hanno fatto sempre la differenza rispetto alla valorizzazione del malato e ai suoi bisogni. Non ultimo il fatto di poter beneficiare di un contributo economico che ci permetterà di coprire i costi che sosterremo per creare un prodotto filmico che necessita di un’equipe multidisciplinare per la realizzazione.